Ancora sulle biblioteche III (parentesi sulla Biblioteca GAM)

Una breve parentesi sulla questione “Biblioteca GAM” di Torino. Dopo il susseguirsi di notizie dei giorni scorsi, culminati con la dichiarazione del presidente della Biblioteca Nazionale che egli non ha alcuna intenzione di assorbire la biblioteca della GAM per mancanza di spazio, ieri la triste notizia dei 28 “esuberi” fra i lavoratori della Fondazione Torino Musei, di cui 6 alla Biblioteca GAM e 6 alla fototeca GAM. Non conosco il dato degli addetti che rimarrebbero impiegati per la Bibliototeca (e per la fototeca, di cui scopro l’esistenza), ovvero il numero complessivo degli addetti finora.

La cosa spiega la vera ragione per cui si è parlato di accorpamenti: come si intuiva chiaramente, si trattava di tagli, in conseguenza della riduzione di finanziamento del Comune di Torino alla Fondazione Musei di 1,5 milioni di euro l’anno. E come sempre, i primi a farne le spese sono i lavoratori. Licenziamenti (eufemisticamente detti esuberi).

Vorrei fare qui però un ragionamento freddo. Si è detto di 6 addetti che verranno licenziati per la Biblioteca GAM. Questo significa che gli addetti sono di più, dato che non è stato detto che la biblioteca chiude. Se ipotizziamo che 6 ne rimangano, avremmo oggi 12 addetti (il dato non l’ho trovato in rete, lo ipotizzo qui)

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Un’immagine della sala di lettura della GAM

Però, la biblioteca, oggi, può contenere direi al massimo 30 persone alla volta, essendoci tre tavoli da otto più “capotavola”. Chiaramente un rapporto di 1 a 3 fra personale e visitatori sarebbe demenziale. E’ vero che, nel relativamente grande spazio oggi occupato dagli enormi – e oggi inutili – schedari dei 140.000 volumi si potrebbe inserire altri posti, diciamo 15, portando così la capienza massima da 30 a 45 persone. In ogni caso un addetto per quattro visitatori pare comunque tantissimo. Mi chiedo come mai gli orrendi schedari siano ancora lì, facilmente eliminabili con uno schedario elettronico. Eppure il personale per effettuare la digitalizzazione dello schedario evidentemente non mancava.

Questo non per dire che i licenziamenti sono da fare. Ma per dire che le risorse, umane e no, non sono state, non sono, ben utilizzate. E questo è grave, perchè, al di là del fatto che genera posti di lavoro troppo facilmente “tagliabili” è qualcosa che pesa sulla spesa pubblica, e quindi sulle tasse e quindi sulla pressione fiscale, e quindi con la difficoltà dei lavoratori contribuenti anche non pubblici di non fare fallire la propria attività, di avere drenato denaro per colmare la spesa pubblica non efficiente anzichè, ad esempio, fare investimenti ecc.

Non è un tema “di destra”, è un tema generale di corretto utilizzo delle risorse pubbliche. Se, a fronte di una abbondante forza lavoro assunta, si fosse reso efficiente al massimo il servizio (ad esempio, aumentando con l’eliminazione dello schedario i posti di lettura di ben un terzo!), oppure adottando altre soluzioni (non necessariamente dentro la GAM) per far si che una biblioteca di ben 140.000 volumi di grande valore non avesse una sala di lettura tipo buco di culo e assediata da enormi schedari marroni, e scarsamente accessibile all’interno del complesso della GAM, è possibile che i lavoratori non sarebbero stati in esubero, perchè utili per il servizio potenziato.

Essendo il servizio poco sviluppato (e mal progettato, aggiungo) essi diventano un costo inutile. Ad occhio però, direi che gli “esuberi” dovrebbero colpire soprattutto la dirigenza.

 

 

 

 

 

 

 

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